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  • Scritti revisionisti I


    1974-1983

    Il revisionismo è una questione di metodo, non di ideologia.

    Sostiene, per tutte le ricerche, un ritorno al punto di partenza, l’esame seguito da un riesame, la rilettura e la riscrittura, la valutazione seguita da una rivalutazione, il riorientamento, la revisione, la riformulazione; è, nello spirito, l’opposto dell’ideologia. Non nega, ma mira ad affermare in modo più accurato. I revisionisti non sono “negazionisti” o “negazionisti”; si sforzano di cercare e trovare dove, a quanto pare, non c’era più nulla da cercare o trovare.


     

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  • Scritti revisionisti II


    1984-1989

    Negli ultimi mesi c’è stata una vera e propria febbre antinazista sui giornali, alla radio e in televisione. Si direbbe che i nazisti siano tornati. Suppongo che il pubblico stia osservando questo fenomeno con crescente perplessità. Forse pensano che questa febbre sia dovuta all’avvicinarsi del quarantesimo anniversario dell’8 maggio 1945, data della resa incondizionata del Terzo Reich.


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  • Scritti revisionisti III


    1990-1992

    Il cosiddetto “caso Faurisson” iniziò il 16 novembre 1978 con la pubblicazione di un articolo su Le Matin de Paris. Sapevo da diversi anni che il giorno in cui la stampa avrebbe reso pubbliche le mie opinioni revisioniste, avrei dovuto affrontare una tempesta. Per sua stessa natura, il revisionismo non può che turbare l’ordine pubblico; dove regnano le certezze, lo spirito di libero esame è un intruso e provoca scandalo. Il primo compito dei tribunali è meno quello di difendere la giustizia che quello di preservare l’ordine pubblico.


     

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  • Scritti revisionisti IV


    1993-1998

    La questione dell’esistenza o meno delle camere a gas naziste è di notevole importanza storica. Se sono esistite, queste camere a gas ci forniscono la prova che i tedeschi hanno intrapreso lo sterminio fisico degli ebrei; d’altra parte, se non sono esistite, non abbiamo più alcuna prova di questa impresa di sterminio. Pierre Vidal-Naquet non ha commesso errori. A chi era tentato di abbandonare l’argomento delle camere a gas, rispose che abbandonare le camere a gas “è arrendersi in campo aperto”. Non possiamo che essere d’accordo con lui. Le camere a gas non sono un semplice dettaglio nella storia della Seconda guerra mondiale. Da qui le sanzioni legali che, ad esempio in Francia, vengono imposte a chi ne contesta l’esistenza.


     

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